2010 - 2020 Gli anni della maturità


Elisa e Filippo. Testimonianza prestata in occasione del trentennale del Familiaris Consortio, 24 maggio 2020
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Vi presento Fillo e l’Elisa....

F. Ciao a tutti io sono Filippo

E. E io l’Elisa. Siamo una coppia di giovani morosi, io sono di Sant’Ilario e Fillo di Reggio e siamo inseriti nel cammino del mov giovani da qualche anno. Siamo molto grati a questo cammino perché è proprio in questa realtà che ci siamo conosciuti. Siamo inseriti quest’anno in un circolo, insieme ad alcuni nostri amici.


Vi fermo subito, che cos’è un circolo?

F. Per rispondere a questa domanda facciamo un brevissimo quadro generale della proposta del mov giovani oggi. Il movimento giovani nasce una quindicina di anni fa dal desiderio di un gruppo di ragazzi di approfondire la spiritualità di don Pietro. I ragazzi da allora si sono moltiplicati e anche la loro provenienza si è via via diversificata tanto che oggi coinvolge giovani non solo della diocesi di Reggio, ma anche di Verona e di Roma.

L’esperienza negli anni è maturata fino ad oggi in una proposta più definita, tenendo sempre al centro i valori a cui don Pietro educava i propri giovani.

In pratica, nel nostro cammino annuale siamo divisi in quattro macro gruppi per età: la fascia, il biennio, i circoli dell’amicizia e i laboratori di comunità. Fra l’altro negli ultimi anni in alcune parrocchie a Reggio, Sant’Ilario e Sassuolo sono nati percorsi per ragazzi delle elementari e delle medie, il Mov Bimbi e il Mov Raga. Ognuno di questi gruppi è accompagnato durante tutto l’anno da un sacerdote e una o più famiglie, a cui si aggiungono i nostri seminaristi e una consacrata.

L’attività annuale presenta alcuni appuntamenti aperti a tutti, tra cui il corso di Esercizi Spirituali - che da inizio alle attività, il ciclo di catechesi che sviluppa un tema scelto, le giornate dedicate alle coppie di fidanzati, la giornata di spiritualità e il pellegrinaggio estivo.

E. Tornando un attimo alla domanda iniziale, che cos’è il circolo? Il circolo dell’amicizia è la proposta di cammino che il movimento giovani offre ai ragazzi che finiscono le superiori. Il nostro team di educatori forma a inizio anno dei gruppetti di una quindicina di persone e li affianca nel loro percorso annuale a un sacerdote e una famiglia. I circoli sono il luogo in cui ci conosciamo accompagnandoci nella ricerca della nostra vocazione. È bello perché nella semplicità di una cena insieme , di un ape in cortile o di un pomeriggio di studio sappiamo di avere sempre a fianco degli amici con cui condividiamo il desiderio di una vita piena. Piena di gioia, di amore, insomma, una vita santa.


Qual è nel mov giovani una cosa o un’esperienza che vi ha particolarmente colpito e perché?

F. A me una cosa che colpisce sempre molto sono le confessioni. Ricordo bene una serata con anche i ragazzi di G&R a Borzano un paio di anni fa, quelle agli esercizi spirituali e le serate confessioni ai campi, sia a Roma che in Normandia, ma anche le occasioni più semplici come le confessioni di Natale di quest’anno con il nostro circolo. Mi colpisce perché è quel momento in cui tutti ci mettiamo ognuno per se, davanti a Dio, e ci meravigliamo del bene che ci vuole. Gli portiamo tutte le nostre difficoltà e lui le accoglie, e lì troviamo tutti una spinta nuova. Quindi poi quando ci ritroviamo per il ringraziamento siamo tutti carichi di ripartire insieme. Il momento del ringraziamento è sempre particolarmente emozionante. Non nego che a volte qualche lacrimina si lascia scappare.

E. A me una cosa che colpisce ogni anno sono i campi. In particolare gli ultimi due, già Assisi-Roma, ma soprattutto la Normandia, perché sono state occasioni in cui si è respirato un clima di accoglienza reciproca fra noi ragazzi di Reggio e i ragazzi che venivano da fuori! Ricordo che quando siamo stati a Roma per il giubileo per esempio, i ragazzi di Roma un giorno sono venuti dove alloggiavano e ci hanno accolto con una super carbonara! Alcuni di loro poi sono venuti con noi in Normandia la scorsa estate, insieme anche a molti ragazzi di Verona, qualcuno di Albinea, altri da Sassuolo. Insomma è stato proprio un ritrovarsi tutti insieme e condividere un’esperienza a dir poco straordinaria. Secondo me c’è un aneddoto della Normandia che in poche parole riesce a riassumere tutto. Eravamo a visitare il cimitero momumentale dello sbarco. Un luogo già di per se molto suggestivo. Ad un certo punto dovevamo celebrare la messa ma non c’era una chiesa, quindi abbiamo dovuto un po’ arrangiarci. Mi ha colpito l’entusiasmo che abbiamo avuto nel preparare a quella messa a partire dalle cose più materiali, come il costruire l’altare con i nostri zaini. La messa era diventato un luogo così accogliente che molte persone, che magari nemmeno capivano la nostra lingua, si sono unite a noi nella celebrazione. È stato per me un momento di bella testimonianza e ci ha ricordato che come spesso si dice, la bellezza è davvero contagiosa, e quel nostro stare insieme nell’eucarestia in quel momento ha contagiato tutti quelli che erano intorno a noi.

F. Io ne avrei un’altra molto veloce. Mi colpisce la stima e l’amicizia reciproca fra ragazzi più piccoli e più grandi. Non so bene se collocarci fra i più piccoli o i più grandi ma insomma noi ci fidiamo dei più grandi, in primis dei nostri educatori, e abbiamo molta stima anche dei più piccoli. E soprattutto in occasioni come i campi, come diceva l’eli, c’è un grande clima di accoglienza, non solo fra ragazzi di diversa provenienza, ma anche fra i più grandi e i più piccoli.


Cosa desiderate?

F. desideriamo che tanti giovani, noi due compresi, si rendano conto che quello che conta è donarsi generosamente all’altro. Le testimonianze di questi tre incontri sono state l’emblema di una generosità che sa di aver ricevuto tutto in dono e per questo dona tutto. C’è chi ha donato la propria vocazione nel lavoro, chi ha donato luoghi, chi ha donato tempo ed energie. Dobbiamo lasciarci affascinare dalle vite di queste persone e avere il coraggio di lasciare tutto per seguire il Signore e i nostri sacerdoti, che sono coloro che più sono vicini a lui, dove loro vengono chiamati. Poi non dobbiamo pensare che tutte queste cose le faremo quando finiremo l’università, quando avremo un lavoro stabile, una famiglia e una comunità. Siamo chiamati ora, d’un da subito, a donarci. Di opportunità nel decennio 2020-2030 c’è ne saranno a quintalate. Se davvero ci crediamo, siamo noi giovani che dobbiamo avere il coraggio di partire per portare a tutti la gioia di vivere una vita così.